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| Le questioni sono due e ben distinte: 1. Il sacrosanto diritto degli artisti ad avere un nome visibile. Questa è una battaglia che noi sentiamo per affetto nei confronti di Vittorio e degli altri artisti, ma in cui possiamo solo dare appoggio e solidarietà. 2. Il sacrosanto diritto dello spettatore di sapere che cosa sta comprando. Questa è una battaglia tutta nostra. Il fatto che valga più l'opera dei singoli è solo una questione di comodo per chi pretende di vendere per anni uno stesso spettacolo, ma va contro ogni principio di rispetto e anche ogni consuetudine. Nel melodramma, dove pure le opere hanno una fama consolidata negli anni, il nome degli interpreti viene reso noto. Nel giorno in cui aprono le prevendite, vengono accoppiati i singoli nomi alle singole date, quindi nel caso in cui ci siano più interpreti per uno stesso ruolo, si sa chi si va a vedere. E' poi una libera scelta dello spettatore basarsi su quei nomi, o su altre considerazioni tipo la preferenza di giorno e/o il prezzo. Libera scelta. A Klagenfurt, Tosca con un'altra produzione, si sapeva benissimo chi cantava e quando. Ma a Klagenfurt erano ben abituati alla lirica, non erano improvvisati. Qui la convinzione che lo spettacolo debba essere indipendente dall'interprete porta all'assurdo di non essere in grado di sfruttare il valore aggiunto che può dare un nome conosciuto. Quanti spettacoli appena passabili sono stati tenuti a galla dal nome di richiamo? Qui si porta un interprete in televisione, in trasmissioni e telegiornali, si scrive il suo nome, e poi non si usa questo stesso nome per attirare pubblico? Oppure lo si dà per scontato rasentando la truffa? Il pubblico lo vede in televisione e se lo aspetta e poi non lo trova? E' una situazione che rasenta la truffa, rasenta l'assurdo, ma è solo dimostrazione di scarsa professionalità, scarsa considerazione del pubblico, scarsa conoscenza dell'ambiente in cui si opera.
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