| Bella serata davvero e ricca di sorprese. L'appuntamento al Q presenta alcune costanti quasi rituali: stessa coda sulla tangenziale di Mestre, stesso albergo, stesso marito accompagnatore, stesso locale, stesso frizzantino con golosi stuzzichini, stesso bagno da cui sono entrata da una parte e,visto che le porte sono mimetizzate alla perfezione, sono uscita dall'altra per ritrovarmi al bar (babbiona doc), stessa ignobile cagnara, più o meno stessi fans, stessi tavoli pronti per noi. Infatti giovedì sera le sorprese non sono mancate. Prima di tutto un repertorio deliziosamente italiano che ha spaziato con fantasia nell'ambito dei classici più o meno famosi ma sempre significativi, grazie all'interpretazione che ne ha dato il nostro Mito. Vittorio è una sorte di ruminante: ascolta,divora,gusta, metabolizza, ricorda,digerisce, rimastica,assimila, ripone e ricrea qualcosa che appare conosciuto e nuovo ad un tempo grazie alla sua straordinaria capacità di dare una propria impronta a tutto quello che fa, con stile ed originalità. La stessa lingua italiana da strumento di comunicazione diventa essa stessa musica nella intensa modulazione dei toni che, esaltati da una perfetta dizione, amalgamano le parole all'accompagnamento del pianoforte in una simbiosi di rara suggestione. Vittorio e Pasol seguono il loro personale percorso musicale su strumenti diversi,la voce ed il pianoforte, ma è come se gli strumenti dialogassero tra loro con una naturalezza che sembra scaturire da invisibili onde magnetiche che si corrispondono senza cenni o segnali apparenti. Il risultato finale è assoluta armonia. Nuovi alcuni pezzi che ci hanno subito conquistato, in primis quello di Nicola Piovani, tra i quali Vittorio ha inserito anche le sue canzoni, che ci regala sempre con affetto perchè sa quanto siano apprezzate. Rinnovato anche giovedì sera l'eterno dilemma di "spaghetti pollo insalatina e una tazzina di caffè", che continua ad arrovellare il Nostro. Misteri di Detroit. Ha ragione Maura quando dice che Vittorio lo si vede meglio se non lo si guarda mentre canta, l'ho sempre pensato. Il fatto è che la sua voce calda, profonda, ricca di toni e di espressività, non la si percepisce soltanto con l'udito: è piena di colori, di profumi, di sapori, in una sovrapposizione di suggestioni sensoriali che si accavallano e si esaltano a vicenda, in una continua sinestesia. Sorpresa graditissima la presenza di Mariagrazia, che ci ha regalato un' interpretazione di "My Funny Valentine" sensuale e dolce nello stesso tempo, in cui ci ha fatto vedere ancora una volta la sua bravura. Mi ha ricordato Kim Novak che la cantava in "Pal Joey" con fascino paragonabile, anche se con una voce di minore spessore musicale.La trovo una ragazza deliziosa. Poi, alla fine dello spettacolo, il mosaico formato da tesserine preziose accostate pazientemente: un sorriso, un abbraccio, un saluto, la risposta a qualche domandina estemporanea, osservazioni scaturite dall'occasione del momento, foto,una sigaretta gustata all'aperto in un clima di complice confidenza, tutta un'atmosfera che nasce spontaneamente quando ci si ritrova tra amici che si comprendono o almeno comprendono il motivo della loro presenza in quel contesto. Il celebre bianco gesso alla mano è passato in secondo piano di fronte ad un superbo mantello che nulla ha da invidiare alle sontuose zimarre di draculiana memoria: un morbido spinato chiaro con colletto di velluto arancione e fodera viola che ha scatenato un moto inarrestabile di invidia da parte di Splendore e di curiosità da parte mia, che sono andata a ravanare all'interno alla ricerca del marchio (babbiona doc). Una figata pazzesca, mi si conceda il termine gergale inadatto alla mia età ma tanto faccio molte cose inadatte alla mia età..... La caratteristica dei nostri incontri è che ci si saluta un centinaio di volte ma nessuno se ne va se non si muove Vittorio il quale, pur avvicinandosi all'uscita, si sofferma puntualmente se interessato a qualche argomento su cui discetta amabilmente, circondato da noi che come piccioni becchettanti chicchi di mais divoriamo le sue parole, piacevolmente condite dalla caratteristica inflessione toscana. Alla fine veniamo letteralmente spazzati in strada, dove la processione omaggiante percorre gli ultimi passi finchè tutti si disperdono verso il loro letto. L'epilogo della mia serata è stata una battuta di caccia grossa, organizzata intorno alle tre e mezzo, per catturare la micetta di Anly che abbiamo ospitato nella nostra stanza e che, destata da un sonno beato sul letto, si è rintanata sotto al medesimo senza volerne uscire, subodorando uno scomodo viaggio. Micia indipendente, ostinata e disobbediente, come la padrona. Micia babbiona.
franca
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