| Ho passato gli ultimi dieci anni della mia vita a tenere sotto controllo tutte le emozioni. Quando è nato Davide ho dovuto, come tutte le mamme, tenere sotto controllo le ansie per non trasmetterle né a lui, né ai miei familiari; ho dovuto contenere quel eccesso di affetto che può essere deleterio per la crescita di un bambino quasi come la sua mancanza; ho dovuto controllare e imparare a convivere con i grandi sensi di colpa che fanno parte, lo so, del mio modo essere; ho dovuto assumere una maschera ad ogni esame sostenuto all’università, ad ogni discussione di tesi; nei rapporti con i colleghi poi: “Mai un cedimento!” spesso mi impongo “Bleffa, se necessario, ma non dare cenno di cedimento”. Coi pazienti infine, diviene un dovere assumere il giusto modo. Lavoro di sottrazione il mio, che non mi è naturale, ma che ho imparato così bene, che nel momento in cui i dolori grandi sono arrivati, non riuscivo a sopportarli, perché non riuscivo ad esprimerli. E ieri arriva questo tizio che esordisce più o meno così: “Sono qui per comunicarvi delle emozioni.” “Il nostro mestiere E’ comunicare EMOZIONI e ci vuole passione nel farlo, una passione così grande che non riesci più a farne a meno” e dopo “Chi fa il nostro mestiere si deve sempre mettere in gioco…fa male e c’è da penare.” E lì ho capito perché non sarei mai potuta diventare cantante o attrice.
Maglione nero con lunga cerniera, che ad un certo punto lascia il posto ad una semplice maglietta grigia che lo confonde con lo sfondo dello stesso colore e ne fa risaltare il volto, classici jeans, lunghi capelli raccolti in una morbida coda di cavallo. La semplicità in assoluto. Comincia con la sua morbida voce baritonale. Quasi un sussurro, ma quello che dice è semplice, competente e chiaro. L’attenzione è da subito tutta e solo per lui e non subisce un calo per le successive sei ore e mezzo, neppure nella pausa, neppure dopo i saluti ufficiali… Io lo guardo, lo ascolto e mi sembra quasi impossibile che ciò avvenga senza l’interposizione di uno schermo, di un microfono, di una cassa. Mi sento una privilegiata. Parla di se, della sua storia, dei pochi mezzi degli inizi, del primo servizio fotografico (esilarante!), delle tante difficoltà incontrate, dei rospi ingoiati, delle migliaia di Km percorsi, delle molte occasioni incontrate e dell’impotenza nel poterle modificare per farle fruttare pienamente…ma su tutto questo racconto aleggiano due parole: Passione (tanta, tantissima) e Disciplina (ferrea!) che ne consegue. E Passione Vittorio ne ha a TONNELLATE. E te la trasmette tutta, senza sconti! Tutta! Gliela leggi negli occhi, nei gesti, nel modo in cui ascolta questi giovani cantare. E dopo 25 anni (quest’anno ricorrono le nozze d’argento della sua carriera), lo trovi lì, ragazzo fra ragazzi che se lo bevono con gli occhi, che si intimoriscono quando li chiama…uno addirittura, mentre cantavano insieme, si è fermato per la veemenza di un verso cantato da Vittorio e gli ha detto: “M’hai spaventato!” Io lo guardo, lo ascolto e penso che ho potuto finalmente realizzare un sogno, che tante volte ho confidato a MT…sentirlo cantare mentre fra la sua bocca e la mia membrana timpanica esiste solo lo spazio necessario ad una civile convivenza e nient’altro: né basi, né chitarre, né microfoni, né casse od altro…niente. Solo la sua voce, pura, così com’è! E che voce. Lo guardo, lo ascolto. Sono strabiliata, giuro! Lo seguo da più di tre anni, illudendomi di conoscere bene le sue qualità vocali e mi chiedo assolutamente basita: “O ‘sta voce? Da dove viene?”. Di una potenza, di una sonorità, di una limpidezza…in una parola, di una BELLEZZA annientante! Lo guardo, lo ascolto…da dove gli viene? Tutta questa po’ po’ di potenza, da dove parte? E comincio a osservarlo meglio. … E’ bello. Ve ne eravate accorti? Ha un viso simmetrico, non perfetto, ha una bella bocca grande, labbra disegnate, grandi occhi espressivi, mobilissimi, a volte oscurati dalle ampie arcate sopraccigliari che gli conferiscono un’aria da “bel tenebroso”, naso dritto, importante, spalle larghe...anatomicamente perfetto per cantare. Vittorio è costituzionalmente predisposto per cantare. E a tutto ciò si aggiunge un bel cervello pensante, che elabora, spezzetta, ricompone, penetra, risvolta, cambia punto di vista e di osservazione, un cervello pronto e sveglio a cogliere ogni nuova idea. E un cuore che prova Passione e gli impone Disciplina. Ho la fortuna di sentirlo esibire nel “ti amo” di Frollo, che lui dice essere in una tonalità non poi così difficile. Mah, sarà…Gli viene fuori limpido, potente, semplice come bere un bicchier d’acqua…in apparenza. Lo guardo, lo ascolto. Sembra che non faccia nessuna fatica a cantare. Si mette lì, gambe divaricate di una distanza uguale alla larghezza delle spalle, espira brevemente per poi veicolare con un’inspirazione quasi impercettibile una quantità d’aria tale da riempire il suo mantice polmonare e poi farci quello che vuole, il corpo rilassato, nessuna tensione…in apparenza una passeggiata. Lo guardo, lo ascolto. E sentenzio: “Ma è un cabarettista!”, sa essere esilarante…per far entrare il ragazzo che fa Febo nel personaggio (lo ha fatto con tutti i personaggi) pensava con la testa di Febo: l’espressione furbescamente idiota, la onnipotenza assolutamente imbecille di “se necessario scateno un massacro…pensa, so scatenare perfino un massacro!”, (io ero MORTA!). E dopo un attimo: “Ma è un imitatore!”…Pasquale Panella, Zard, Lucio Dalla, Demo Morselli, Fabrizio De Andrè (meraviglioso!), Cocciante…imita persino Fiorello che imita Cocciante. Ma è BRAVISSIMO! Ha uscite da vero comico. Alla giovanissima Esmeralda chiede: “Quale è il tuo cantante preferito?” Lei è un po’ reticente, si vergogna: “Non te lo dico” Lui insiste, sorride accattivante: “Dai!” E lei disarmata (e te lo credo): “Quello degli Articolo 31” Lui un po’ sorpreso: “Articolo 31?” Lei vergognosa: “Sì” Breve pausa. Lui: “E invece di cantante?” M’ha fatto morì! Spero che Francesca abbia registrato tutto! Mi ricompongo. Lo guardo, lo ascolto. Vederlo lavorare con i ragazzi è uno spettacolo. E’ empatico. Li comprende con facilità. Ha un approccio molto bello, li tratta da pari, non li illude, non li avvilisce mai. Ha credibilità perché nella sua grandezza è umile nel vero senso della parola. Capisce con naturalezza i difetti che hanno (d’altronde è il suo lavoro) e, accanto a loro, li cura fino a che non migliorano visibilmente anche ad “occhi” come i miei che sono assolutamente a digiuno di “scuola di canto”. Trova sempre la chiave giusta per ognuno, sia nell’esprimersi che nel far esprimere loro. Ad un Clopin un tantino statico, consiglia, con tatto, una poltrona, una corona messa sbilenca e una pelliccia di topo…direi che ‘sto ragazzo ha classe! Ho imparato molto nel vederlo trattare con i giovani. A dire il vero ho imparato molto in assoluto, come ad esempio che Giorgia (la cantante) non sa respirare, che Patty Pravo stona, che Mina c’ha la voce come un uomo (nell’estensione…ma non mi chiedete altro perché sbaglierei a spiegarvelo). Qui approfitto per dire che, ovviamente, tutto ciò che scrivo è solo mio, non ho preso appunti, ne’ registrato quello che Vittorio diceva, quindi è tutto filtrato da me, come io l’ho visto e inteso. Lo guardo, lo ascolto e per la prima volta non mi convince. Parla di Frollo, parla di pathos, di pena, di Compassione… No. No no, non riesco proprio, è più forte di me. Dissento (ovviamente dentro di me). Non provo compassione per Frollo, per me è e rimane Imperdonabile proprio perché ha l’intelligenza, la conoscenza e anche un passato se non caritatevole, almeno umano. E il suo non è amore per Esmeralda, è passione carnale e quella la si controlla, la si deve controllare, se si ha al proprio arco qualche freccia in più rispetto agli altri. Niente. Frollo bocciato. Ma adesso capisco perché è riuscito a far amare tanto questo arcidiacono indiavolato. Lo guardo, lo ascolto Ci racconta di Dracula, quando deve rompere quella linea immaginaria che divide il pubblico dalla scena e scendere in platea. Vittorio, preoccupato, chiede consiglio a Pasquale Panella che lo sollecita a ricordarsi che il pubblico aspetta (suspance) L’APPARIZIONE. E lui appare. Vittorio ci mostra il gesto fluido con il quale apre quel sipario immaginario, braccia altezza addome, mani vicine, ma non giunte che si aprono come allo sbocciare di un fiore, come a voler insinuarsi fra due veli sottili ed uscire e si cala fra il pubblico. A quel punto ho visto Dracula. L’ho visto proprio, parrucco, trucco, incedere regale, il volto terribile che ne ha viste e fatte di tutte…attraversa la stanza e ne esce alle mie spalle. Mi riscuoto. Guardo Vittorio. E’ lì, davanti a me. Dracula non c’è, ma è come se ci fosse stato.
Lo guardo, lo ascolto e lo farei all’infinito.
Edited by Lisi - 26/9/2007, 02:25
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