| Ho trascorso un week end splendido, delle ore in piacevolissima compagnia, e ho amato l'Arena. L'Arena dove tutto è lo stesso e tutto è diverso, dove Tosca assume un altro sapore, un'altra atmosfera. Dove la musica era perfetta, dove questo Dalla originale si impone benevolmente nel più scettico spettatore, dove degli interpreti di davvero alto livello interpretano con passione ed intensità ogni loro brano, e vivono il dramma personale con tale intensità sulla scena, davvero in ogni momento in cui sono sul palco. Dove l'Arena crea un miscuglio unico, quella magia che forse solo lei sa dare, dove la musica si spande nell'aria della sera, e dove ho visto uno spettacolo che sta ripartendo alla grande, uno spettacolo che mi ha fatto sicuramente divertire, ma anche commuovere, uno spettacolo che a tratti mi ha lacerato, con l'amore sotto diverse forme: e una Tosca altezzosa, capricciosa e gelosa...Rosalia è una splendida Tosca. Ma anche gli altri...straordinari. Uno spettacolo in cui però io ne vedo uno, uno su tutti, io non riesco ad amare che Scarpia, che pur integrandosi pienamente nello spettacolo, in questo tipo di spettacolo, esce ugualmente dagli schemi, dandoti quel qualcosa in più che ti fa rimanere con il fiato sospeso, che ti crea un'immagine, un'illusione, che ti tiene incollato sulla sedia sino alla fine... Quel modo di muoversi tutto particolare, quegli scatti che dapprima colpiscono, poi incuriosiscono, e insieme al disappunto delle azioni, attirano l'attenzione...ad un certo punto lo spettacolo diventa Scarpia, o almeno, per me è diventato l'evolversi del suo personaggio e della sua storia. Scarpia, con tutta la sua pazzia, ossessionato e completamente andato, irriverente e capriccioso, da cui prendi distanza ma mantieni sempre la curiosità, l'attenzione, ed in fondo vorresti che non uscisse mai di scena. E le espressioni, azzeccate, geniali. Quello sguardo, che assume ogni volta che si trova con Tosca, con quel desiderio, quella brama di averla, di possederla, senza amore, ma con rabbia, con la voglia di un bambino e l'ossessione di un pazzo, dove l'intelletto decide di sprofondare, per fare spazio ad un istinto, ma è un'istintività sottile, quasi manipolata...è tutto un gioco, un intreccio di pensieri e di logica che solo la ragione sa creare, la ragione guidata però da un cuore rabbioso. E quando interrogano Cavaradossi...Scarpia non potrebbe che assumere quell'espressione, e quel movimento isterico, dal quale traspare quel piacere tipico della sua natura, del suo mondo. Uno splendido Vittorio, ai miei occhi, che tiene perfettamente il palco, che entra ed esce colpendo lo spettatore....è davvero un piacere, un piacere e un privilegio seguirlo.
Laura
P.S. ...e Paola Casula: un omaggio, un pensiero di una delicatezza e di una sensibilità...grazie, un grazie davvero sentito!
|