| Lo spettacolo che abbiamo visto ieri sera è difficilmente identificabile in un genere, così come la musica che ne costituisce l’ossatura. E’ musica classica, è rock, è pop, è un connubio raffinatissimo tra tanti generi diversi. Uno spettacolo non immediato, testi e musica difficili, che si fanno strada un po’ per volta. Il pubblico, inizialmente forse stupito ed esitante, si è via via entusiasmato sino a vere e proprie ovazioni. Dicevo prima che la musica (fantastici i quattro archi!) costituisce l’ossatura dello spettacolo, ma non è proprio così: in realtà testi e musiche si fondono in modo perfetto, le parole diventano un tutt’uno con gli archi, si appoggiano le une sugli altri e viceversa. Testi piuttosto difficili, è vero, ma non tutti, alcuni sono immediati ed intensi, altri un po’ surreali, alcuni anche grotteschi. Non nascondo di aver più volte avuto difficoltà a capire ciò che Vittorio e i violini ci stavano raccontando: sovente il mistero si dirimeva solo alla fine del pezzo, con una parola o una frase che ne svelava tutto l’intreccio; talvolta non ho capito proprio. Sempre però ho percepito il senso di partecipazione e vicinanza, di umana comprensione per quei personaggi, per quelle storie, per quelle vite. Tutto questo si è tradotto in uno spettacolo colto e raffinato ma molto, molto intenso e coinvolgente. Più volte mi sono trovata però a pensare che nessuno avrebbe potuto, come Vittorio, dare senso, credibilità e profondità ai testi e alle note che stavamo ascoltando, nessuno come lui avrebbe potuto “mostrarci” quelle storie, anche quando non le riuscivamo a capire fino in fondo. Spettacolo bellissimo, ma Vittorio fantastico. Lo so che ne siamo tutti molto consapevoli, qui dentro, ma non è possibile non ripeterlo anche stavolta, e, se possibile, più di prima. Che serata, che Vittorio!
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