I Promessi Sposi, debutto nazionale 18 giugno San Siro

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Andracass
view post Posted on 20/6/2010, 09:59 by: Andracass
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Vittorio Matteucci Admin


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Su gentile (!?!?!!?!?!?) richiesta scrivo qualche parola sullo spettacolo.
Perdonate il ritardo, ma, sapete: se gli altri hanno deciso giustamente di riposarsi e metabolizzare, lo stuff ieri sera ha fatto ancora più tardi!

Credo sia importante sottolineare che questo spettacolo è evidentemente fatto con giudizio e non ci sia nulla di 'buttato lì' a caso.
Il fatto che ci lavorassero da anni si vede eccome. Niente di nuovo, nel vero senso del termine, trovate registiche, scenografiche e musicali collaudate e citate, ma tutte funzionali.
Un collage di citazioni evidentissime, ma usate con sapienza e consapevolezza per creare qualcosa che insieme ha reso benissimo.
La messa in scena a San Siro ha creato l'evento, uno dei nostri templi del calcio (che emozione entrarvi) si è magicamente trasformato in teatro, con solo il piacevolissimo odore dell'erba a ricordarci di tanto in tanto dove ci trovavamo.
Tornando allo spettacolo, generi musicali vari, spunti presi dalla tradizione della commedia musicale e dell'opera, passando per musical e rock.
Temi che si ripetono nel corso dello svolgimento per sottolineare momenti 'legati' e che si svelano pian piano: un esempio su tutti il tema di 'Solo il silenzio' che si ritrova in molte parti dello spettacolo, ma che acquista forza, potenza e completezza solo nel momento di questo spledido duetto.
Ricorrente anche il tema della richiesta d'aiuto, Padre Cristoforo si rivolge a Don Rodrigo, Lucia si rivolge a Gertrude...
Difficile trattare un romanzo che contiene così tanto, ma nulla, o quasi è stato saltato. Il quasi è rappresentato principalmente dalla scena del 'latinorum', resa silenziosa e accantonata, con un Renzo che va a bussare a Don Abbondio mentre sul palco impazza la festa popolare per il matrimonio.
Bella la scelta di usare il dialetto milanese per alcune parti corali popolari.
Discutibile, a mio avviso, la scelta (che ricordo anche nei Promssi Sposi televisivi di più recente edizione) di rendere corale l'Addio monti. L'intimo struggimento di Lucia diventa partecipazione collettiva togliendo a Lucia il ruolo di protagonista che ha nel romanzo.
Non è l'unica licenza: Don Rodrigo viene ammantato di una passionalità che non ricordavo: la scommessa, il capriccio divengono tormento e pena 'tu mi scoppi nella mente, tu mi scoppi nelle vene...'.
Anche Egidio viene ingentilito da un sentimento d'amore che nel romanzo non viene sottolineato.
Ed infine la Provvidenza: più terreni i comportamenti, meno potente il perdono.
Quando Don Rodrigo si scopre la peste appaiono le sue 'vittime' a ricordargli la minaccia di Padre Cristoforo 'Verrà un giorno!'
Il pane del perdono gli viene dato solo alla fine, quando ormai il bacio tra Renzo e Lucia ha assicurato loro il lieto fine e quindi perdonare diventa più semplice. Ma Don Rodrigo non si redime: al Griso ugualmente morente nega lo stesso pane.
Scene rese benissimo sono il racconto della Monaca di Monza, le parole di se stessa bambina, la rafigurazione dell'amore con Egidio. Belli i due sotterfugi simultanei: il mancato rapimento di Lucia e il matrimonio forzato. I due gruppi occupano la scena danzando da un lato all'altro celati da due carri di fieno.
Bello l'effetto del fumo che crea onde per far scivolare la barca di Lucia.
Belli, bellissimi i 'fermi immagine': scene che si bloccano per far avanzare delle scene simultanee e che riprendono nel punto dove si erano fermate.
Il primo atto si chiude con la rivolta del pane a Milano, ma idealmente il finale è all'inizio del secondo atto, quando la passione di Don Rodrigo e un brano corale sull'amore negato unisce i tormenti di molti dei personaggi completanto la matassa che si dipanerà poi nella seconda parte del secondo atto. Questo 'sottofinale' spezza idealmente lo spettacolo in due e il successivo brano di legame, un altro fermo immagine, prepara la strada alla veloce corsa verso il finale. Da questo punto in poi lo spettacolo non si ferma più e il tempo scorre veloce.
Di questa corsa il protagonista indiscusso è l'Innominato che prende la scena e non la lascia praticamente più. Entra dall'alto, maestoso e solenne, si eprime in tutta la sua forza, spietatezza e cattiveria, si pone de dubbi, si dispera, si svela, si redime. Rimane aleggiante sullo spettacolo anche dopo la sua uscita di scena.
Bel personaggio, ma interpretazione superba di Vittorio. Gli applausi dopo la scena della conversione hanno addirittura costretto a fermare la base per un momento (normale nel teatro fermarsi per gli applausi, ma davvero inusuale in uno spettacolo con base registrata).
Tornando a considerazioni più generali, da ricordare ogni singola scena, effetti di luce e posizionamento dei personaggi a creare quadri fiamminghi, in pratica una fotografia quasi cinematografica, costumi superbi e cambi di costume continui con comprimari e ballerini pronti ad interpretare ruoli diversi senza pause.
Per quanto riguarda le singole interpretazioni, Vittorio su tutti, e molto grandi Giò e Chiara Luppi (pur se, quest'ultima, con una parte più limitata).
Non ho trovato particolarmente convinvente Cristian Gravina e non ho francamente capito la scelta di affidargli due personaggi: vocalmente senza sbavature, ma nell'interpretazione poco incisivo, soprattutto come Fra Cristoforo.
Non condivido la scelta di Lola come Monaca, mi sono temporaneamente ricreduta sul primo brano, ben interpretato e cantato, ma nel secondo atto sono tornata sulle mie convinzioni iniziali: l'accento spagnolo proprio non c'entrava e forse ci sarebbe voluto un po' più di lavoro per eliminarlo (come è stato fatto nel primo brano).
Graziano bravo, ma con una scissione netta tra le parti solo recitate, in cui ha reso bene il personaggio, un ragazzo di campagna un po' allocco e sprovveduto, e le parti cantate, in cui la potenza vocale che esprime sembra fargli perdere di vista l'interpretazione.
Noemi splendida voce, ma aiutata poco da scelte che rendono Lucia poco protagonista. Probabilmente si ovvierà a questo con la trasmissione televisiva, che le renderà giustizia con inquadrature che metteranno in evidenza le sue capacità espressive.
Belle e azzeccate le facce degli altri personaggi, visi intensi e comunicativi.
La televisione ha sicuramente inciso molto su questo spettacolo, facendo cercare una cura dei particolari che in teatro spesso si omettono, per il semplice motivo che non si vedono, ma che con riprese ravvicinate e primi piani diventano indispensabili. Cura nelle espressioni, nei piccoli gesti, negli oggetti, nella scenografia.
Ecco, due parole sulla scenografia. Anche qui niente di originale, ma scenografia funzionale e funzionante (non è così ovvio, lo sappiamo bene). La comparsa del Duomo fa il suo effetto e l'unica perplessità sta nel fatto che anche stavolta ci saranno problemi di trasporto e messa in scena.
Peccato davvero se uno spettacolo così ben confezionato, con 20000 spettatori che si sono alzati in piedi insieme sul finale, non riuscisse a girare.

Edited by Andracass - 20/6/2010, 12:44
 
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