I Promessi Sposi, debutto nazionale 18 giugno San Siro

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grazia++
view post Posted on 21/6/2010, 20:27 by: grazia++




Scusate l'attesa, ma il tempo è tiranno, ora ne ho trovato un po' per scrivere due impressioni sullo spettacolo; scrivo di getto, quindi perdonate un po' di confusione e di ripetizioni, l'italiano non proprio manzoniano, in pratica...
Mi è piaciuto, mi è piaciuto davvero molto: ha ragione MT quando dice che si vede che c'è dietro un lungo lavoro, tutto mi sembra studiato nei minimi particolari. Non mi aspettavo un inizio così, con praticamente tutta la compagnia sul palco, con alcuni artisti che iniziano ad indossare gli abiti di scena aiutati dalle sarte, altri che provano i loro pezzi al pianoforte, altri che provano duelli, un tramestio generale da cui pian piano prende inizio la storia vera e propria, con Don Rodrigo che scommette che riuscirà ad avere Lucia ed invia i suoi bravi da Don Abbondio.. Si è ormai entrati nel romanzo, i due protagonisti si 'presentano' dichiarandosi a vicenda il loro amore, Don Abbondio si imbatte nei bravi, riferisce tutto a Perpetua, vede materializzarsi nei suoi incubi Don Rodrigo con le sue minacce: bella la rappresentazione visiva di tutte le paure del curato, con don Rodrigo in cima ad una grande ragnatela ed i bravi che inclinano continuamente di qua e di là il letto su cui prova a dormire. Poi via così, scena dopo scena. La durata di ogni quadro è giusta, c'è un ottimo ritmo, non ho trovato momenti di 'stanca'. Bella anche la scena di Azzeccagarbugli e Renzo. Poi la visita di fra' Cristoforo a don Rodrigo, che si conclude con la famosa frase "Verrà un giorno", la notte degli inganni con il tentativo di rapimento di Lucia e quello contemporaneo di matrimonio a sorpresa di fronte a Don Abbondio, entrambi falliti, l'addio ai Monti, reso scenograficamente in maniera suggestiva, e l'incontro di Lucia ed Agnese con la monaca di Monza. Mi è piaciuto il modo in cui viene descritto il suo personaggio, con l'interazione tra la Gertrude bambina e quella adulta, ormai suora: in questo pezzo, tra l'altro, si è sentito un po' meno l'accento argentino di Lola, ma purtroppo solo in questo, perché nelle successive canzoni che interpreta nel secondo atto si è sentito fin troppo, togliendo un po' di credibilità ad un'interpretazione che altrimenti mi sarebbe piaciuta. In effetti non capisco come mai si sia prestata così poca attenzione ad un particolare del genere quando su tutto il resto è stata alta. Il primo atto si conclude con la rivolta del pane e Renzo che canta "Ecco Milano", con applausi ed entusiasmo da parte del pubblico.
Il secondo atto è, secondo me, ancora più bello del primo, e non solo per la presenza dell'Innominato: sono molti i pezzi belli, come quelli tra Egidio e Gertrude, quelli di Don Rodrigo, oltre a quelli del ‘selvaggio signore’. Dopo la scena della 'ubriacatura' generale dei bravi, del Conte Attilio e di Don Rodrigo, la bella canzone con cui quest'ultimo esprime un tormento per Lucia che, effettivamente, anche secondo me non c'è nel romanzo (in cui il personaggio è essenzialmente un cattivo non tormentato), ed il ritorno del Griso che annuncia di non esser riuscito a rapire Lucia, riferendo nel contempo che si trova in un convento a Monza, appare finalmente dall'alto del suo castello l'Innominato, introdotto, se non ho sentito male, dal suono di chitarre elettriche, e da ombre di pipistrelli proiettati.. Don Rodrigo gli chiede aiuto.. e poi.. poi la storia prosegue come tutti sapete e come chi ha scritto prima di me ha già raccontato.
Dicevo dell’Innominato: davvero un bel personaggio, che Vittorio ha interpretato alla sua maniera, cioè in modo impeccabile, ci ha messo l'anima ed ha regalato un'interpretazione fantastica. Autoritario, sicuro di sé, prepotente all'inizio, dubbioso ed incerto dopo l'incontro con Lucia, disperato e tormentato nel momento in cui medita il suicidio, prima dei rintocchi delle campane che annunciano l'arrivo del cardinale Borromeo. Bravissimo e toccante nella canzone in cui invoca la morte, altrettanto bravo e struggente nel duetto con Borromeo, nell'attimo della conversione; in questo pezzo, in cui canta relativamente poche battute, anche nei momenti in cui è in silenzio riesce a trasmettere tutto il suo tormento e la sua disperazione, con lo sguardo, con il corpo, con la gestualità: straordinario, davvero straordinario! E non lo dico perché sono di parte, basti pensare che hanno dovuto interrompere la base al termine del pezzo perché i ventimila di San Siro non la smettevano di applaudire. Impossibile non commuoversi, impossibile non farsi coinvolgere, impossibile impersonare meglio di così il suo personaggio. E la sua interpretazione è così bella, piena, incisiva, perfetta, che alla fine si ha l'impressione che nel secondo atto ci sia stato solo lui sul palco: ai saluti finali Vittorio viene infatti accolto con una ovazione. Anche la madre di Cecilia resta ben impressa nella mente, perché Chiara ha offerto un'interpretazione bellissima e struggente, è stata, per intenderci, un Vittorio al femminile, tanto che anche lei, pur avendo un solo pezzo, è stata applauditissima.
Insomma, uno spettacolo che rivedrei immediatamente, ben curato, ben fatto, dalle grandi scenografie non fini a se stesse, come capita a volte, ma funzionali allo spettacolo e, cosa ancor più importante, funzionanti, costumi splendidi e scene curate: bello, insomma.
Unica nota dolente: l’audio nel primo atto, soprattutto all’inizio e nelle parti corali, in cui io ho capito ben poco; anche qui non comprendo perché non abbiano provveduto subito a sistemarlo come hanno fatto per il secondo atto, in cui non era comunque perfetto, ma sicuramente meglio dell’inizio. Il cast è stato sicuramente all’altezza: a parte chi ho già citato, Giò molto bravo, Graziano pure, anche se il suo personaggio non ha delle parti, con l’eccezione di “Ecco Milano” che lascino particolarmente il segno (in ogni caso mi è piaciuto molto nella recitazione), Don Abbondio perfetto per la parte, convincente anche l’ Azzeccagarbugli. Non mi ha fatto impazzire, ma sono comunque sottigliezze, la Lucia di Noemi Smorra, che aveva una voce troppo ‘tremolante’, dovuta forse all’emozione, visto che nella Divina Commedia l’avevo sempre sentita diversamente, e anche Gravina, che è sicuramente molto bravo dal punto di vista vocale, con una bella voce, ma che è mancato di incisività nell’interpretazione, soprattutto nella parte di fra’ Cristoforo (come cardinale andava bene), lo trovo un po’ ‘freddo’: onestamente non mi spiego perché gli abbiano dato due personaggi, sarebbe stato meglio due cantanti diversi, perché così la differenza tra il frate e il cardinale l’ho rinvenuta solo nel differente ‘costume’. Ribadisco, comunque, che sono sottigliezze per chi forse è abituato troppo bene dal punto di vista dell’interpretazione..
In conclusione.. spero davvero che ci sia occasione di vedere nuovamente questo spettacolo, lo merita!


P.S.
Non ho riletto, ci sarà qualche errore qua e là..
 
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261 replies since 19/6/2010, 12:00   6350 views
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