| 4 marzo. Inizia l'opera ed io sto col fiato sospeso in attesa curiosa e trepidante, lo sguardo attento a cogliere Dracula, a risentire una voce amata, a scoprire una presenza scenica ormai nota ma ora rinnovata da un ruolo inedito. Compare presto una figura inusuale, diversa dal Renfield di Coppola, sordido e subdolamente asservito al suo padrone. Maura, seduta accanto a me, mi sussurra. "Guarda che straordinario personaggio!" L'ho trovato subito eccezionale, nonostante gli ormai noti problemi di audio, per come si muoveva, sottolineando il succedersi delle scene come un bizzarro menestrello, folletto argentato, didascalia vivente e straniante, a portare la voce saggia della follia in un mondo devastato dalle contraddizioni. Gli occhi rossi e spalancati, le maniche debordanti, i passi di danza cadenzati al ritmo di un rock trascinante, disteso sotto la torre, arrampicato nella gabbia, mellifluo testimone della dissoluzione di certezze ed illusorie presunzioni, commentatore impietoso e "profeta disarmato". Allora è stato il personaggio che mi è piaciuto di più, naturalmente tralasciando il Mito. Alla fine dello spettacolo gli ho fatto i complimenti schioccando un bacio sulla sua guancia argentata. Domenica l'ho visto finalmente uscire "in borghese" e finire praticamente assediato da una torma di ammiratori, pensando che se la meritava proprio tutta quella festa che gli hanno fatto. Poi mi sono presentata ed ho avuto il piacere di conoscere un bel ragazzo giovane e gentile, tenero ai miei occhi di prof per quel suo zainetto sulle spalle. Bel ragazzo, certo, secondo i miei canoni di spettatrice che snobba i palestrati della TV spazzatura o gli efebi effeminati estenuati in atteggiamenti languidamente ridicoli. Capelli semilunghi, viso aperto ed espressivo, portamento disinvolto ma non sciatto, sorriso contagioso: proprio un bel ragazzo che non scimmiotta nessuno ma rimane se stesso. Mi piace proprio questo Renfield, sulla scena e fuori. In bocca al lupo e arrivederci a presto!
franca
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