Gabriele, Attilio, Antonio e Vittorio
Gli Esuli.
Ci vuole carattere
Ci vuole sensibilità
Ci vuole esperienza
Ci vuole amore.
Ieri sera ho avuto un grande onore
Mi sono seduta davanti a 4 persone che hanno portato Napoli come mai mi era capitato di vedere.
Spesso per noi "nordici" l'associazione canzone napoletana viene associata alle sceneggiate napoletane, che sono altro da quello che io ho visto ieri sera
Prima di parlare di Vittorio vorrei dire ai tre ragazzi che erano con lui che sono davvero ammirata dal loro modo di suonare. Di arrangiare, di presentare e accompagnare cose che ho sentito spesso, che conosco perchè sono "classici", che non avevo mai sentito e che mi hanno stupita e commossa.
Sono giovani e sono bravi. E qs mi riempie di speranza per qs futuro così cupo ultimamente.
Se qualcuno sapesse che sono da qualche parte a cantare Napoli, veda di andarli a sentire.
Si stupirà e si commuoverà.
Sono bravi. Davvero.
Vittorio
Come avete potuto vedere dalle bellissime foto del nostro nuovo occhio bionico eravamo all'aperto, in un parco.
Ci sono stati dei momenti precisi durante la serata di ieri in cui ho capito, ancora di più se mai ce ne fosse stato bisogno, che Vittorio è altro da tutto quello che hai visto fino a quel momento.
E non si tratta di essere solo fans e ammiratori di una persona e di un Artista.
Si tratta proprio di lui e del "lavoro" che fa.
Vittorio ha una capacità magnetica.
Quello di trasmetterti "sempre" la sua passione per il "lavoro" che si è scelto.
Quello di trattarti come pubblico pensante e di stabilire sempre con te un rapporto alla pari.
Lui arriva sempre sorridente e sempre elegante con una bella camicia candida su un paio di jeans.
Senza fronzoli, senza colpi d'effetto, senza abiti strabilianti. Saluta con calma, sorride, ti fa sentire seduto a casa con un amico che ti racconta il suo mondo. Che non è come il tuo probabilmente, ma nel quale lui ti permette di entrare sempre.
E' stato un grande dono essere li mentre Vittorio spiegava perchè O' surdato 'nnammurato (scusate se nn è scritto esattamente, ma come dice Vittorio il napoletano è una lingua e purtroppo io non la conosco, vado ad orecchio
cantata come la versione di Ranieri è la vera versione della canzone, in questo assolutamente appoggiato da Antonio, mentre descriveva quella scena dentro un cinema con dei ragazzi diciottenni che stanno per partire per il fronte "perchè qui si parla della Prima Guerra Mondiale".
La luce bassissima, questa spiegazione e poi lui che si gira e canta.
In quel momento, come in altri altrettanto toccanti, nonostante fossimo all'aperto c'era un silenzio assoluto.
C'è una canzone molto bella e molto nota The Sound of Silence ... ieri noi, o perlomeno io, mi sono sentita spesso dentro al Silenzio.
Ed era una cosa viva, si poteva toccare, te lo sentivi addosso, ti avvolgeva.
Vittorio insieme agli altri ragazzi era riuscito a rendere visibile l'invisibile.
Ha dimostrato ancora una volta che trattare il pubblico da pari, ovvero come gente che nn viene solo per vedere "qualcuno" ma per sentire "qualcosa" può essere educato all'ascolto. Ma all'ascolto non solo della canzone pura e semplice, ma anche e soprattutto di quello che le gira intorno. Del perchè di una frase, del come è nata, del quando, di chi l'ha scritta.
Quel silenzio assoluto all'interno di uno spazio aperto è la prova che la capacità di Vittorio di aprirti il suo mondo "visibile" è la sua più grande forza.
L'emozione, grandissima, profonda, le lacrime durante Maruzzella e quella versione "stupefacente" di Malafemmina, oltre che il grande istrionismo di Vittorio durante o' guarracino e o' sarracino, hanno reso questa serata una cosa indimenticabile.
Così indimenticabile che mentre stasera raccontavo ad Alberto la descrizione che Vittorio ha fatto "per noi" , per farcela davvero capire, di o' surdato 'nammurato mi sono messa piangere.
Non mi è MAI successo.
Il mondo "visibile" di Vittorio è enorme. E' grande, pieno di passione, pieno di attenzione, pieno di amore per quello che fa.
E' un grandissimo onore il fatto che ci permetta sempre di condividerlo.
E' stato come per la prima di Dracula.
L'urlo liberatorio nel vedere Vittorio uscire nella botola che continua a rimbombarmi nella testa ...
Così sentire "quella" versione di Maruzzella e quel racconto fatto per aiutarci a capire davvero quello che Vittorio desiderava vedessimo al di là di una cosa sentita centinaia di volte.
Spero di risentirle ancora come canzoni.
Ma le emozioni sono irripetibili.
Vittorio mi ha insegnato a tenermele dentro, in fondo. Pulite, brillanti, esattamente come le ho vissute la prima volta.
Quando ne ho un disperato bisogno adesso, le so tirare fuori perchè mi diano una mano.
Non so se riuscite a capire bene il discorso, ma ho capito che sono si irripetibili come tutte le prime volte, ma sono dentro di me perchè qualcuno mi ha insegnato ad ascoltare e a vedere cose che prima non sentivo e non vedevo.
E' un grande dono
E Vittorio sa donare
Sempre.
Franca quel telefonino .. ho pensato .. cavoli ma nn siamo al Q, pure qui!