Zanè, 29 settembre
Parto...
Arrivo in questo luogo ameno
, una specie di dépendance della cittadina cui è allegato, ovviamente mi perdo (sì, lo so, devo farmi il satellitare ma manca la pecunia
), chiedo indicazioni e finalmente arrivo nella meravigliosa ambientazione della “Sagra dei bigoli con l’arna” (i bigoli, ndt, sono degli spaghettoni rustici fatti in casa con il torchio, strumento antico di cui posterò una foto se mai la troverò. L’arna e l’anatra).
E’ zona di impianti sportivi, ci sono un palazzetto dello sport, un altro palazzotto dello sport che scopro essere nientemeno che un bocciodromo
(sì, Pier, proprio quella cosa che ci chiedevamo cosa fosse, ipotizzando pallavolo, hockey o altro, è un bocciodromo), e poi, meraviglia delle meraviglie
, il Palatenda... Trattasi di struttura usualmente atta ad ospitare le mense delle sagre paesane, in parole povere un tendone
.
Ma va bene così. Quando vedi che comunque la gente accorre numerosa, che ogni età è rappresentata, capisci che in fondo lo scopo è raggiunto e molte persone hanno scelto uno spettacolo diverso per passare la serata, e questo ti fa ben sperare
.
Entro nel tend… ehm… nel Palatenda e mi accoglie l’immancabile Pier, la mia sicurezza, raggiungo Teresa, incontro le Alessandre, e via con i saluti. Ritrovo Andrea, che bello rivederlo e ritrovarlo soprattutto sereno e soddisfatto con la sua splendida compagna.
Vittorio e Gloria sono tra il pubblico, Vittorio guarderà il primo atto da lì, c’è Giuliano e purtroppo si avvera quel che mi aveva detto
e speravo fosse solo una boutade del momento
. Invece no, non sarà il nostro fantasma,
non riascolteremo per molto la sua voce
se non nei preziosi filmati del nostro Pier. Mi dispiace, è giusto che segua le scelte, ma non posso fare a meno di dolermene. Sniff sniff
E’ ora, Luisa è riuscita a far piazzare una panca a due metri dal palcoscenico (come farà, poi? Bah!), io sono con l’orecchio appiccicato ad una cassa ma va bene così, la sordità la curerò domani, inizia lo spettacolo...
Romeo e Giulietta è bello. Le musiche coinvolgono, e permangono nella memoria, cantanti davvero bravi, bei costumi, bravi tutti. Un principe di Verona insolito, imponente in un mantello argenteo, imponente nella voce che conosciamo e amiamo. Marco sembra a suo agio in quel ruolo, pur aiutandosi con il leggio ma nemmeno poi troppo.
Molto brava la presentatrice, per il nome della quale chiedo umilmente aiuto, non l’ho memorizzato. Padronissima del palcoscenico, conduce con eleganza e simpatia, i suoi interventi non sono semplici didascalie ma narrazione recitata che si inserisce perfettamente nell’opera.
Pausa, seconda parte… E’ il momento,
pensiamo tutti… Ma questo momento tarda, e tarda, e tarda…
Non c’è il Fantasma dell’opera (
un momento di raccoglimento, please). Ma c’è l’operetta, e la presentatrice di prima si rivela essere un’ottima cantante e attrice, piacevolissima negli assolo come nei duetti con il baritono convocato all’ultimo per assenza giustificata del titolare, e per questo bravo nonostante inevitabili imperfezioni.
Dura un po’ questa sezione, io sono disturbata dall’effetto surround fuori sincrono di uno spettatore vicino
che armatosi di panca e vocione seduto accanto a me non capiva che forse le occhiatacce che gli lanciavo significavano che per quanto ci provasse il volume delle casse era più alto del suo. In quel momento ho giurato che se si fosse permesso di aprire bocca durante gli interventi di Vittorio sarei diventata una belva sanguinaria.
Finisce l’operetta. Arriva la magia della tromba di Gianluca, meravigliosa. Crea l’atmosfera giusta per accogliere chi arriverà poi.
Finalmente eccolo
, Vittorio è in scena, accolto da un applauso enorme (e noi vitto fan non siamo così tanti, quindi…).
Inizia simpaticamente, tesse le lodi di quell’organizzazione per quanto riesce a produrre, arriva la chitarra, e sappiamo che ora sta diventando il Barone.
Cambia lo sguardo, l’atteggiamento è guascone, le espressioni del tipo ti prendo in giro ma tanto non te ne accorgi, bello, divertente. E ancora una volta ripenso con nostalgia al mio adorato Barone.
Ma ora sappiamo che cosa ci sarà, ci prepariamo a rivivere per qualche breve istante l’atmosfera di appena una settimana fa… Ma stavolta è diverso…
Questa volta l’orchestra suonerà Il mio nome è Dracula, il coro canterà il suo nome dal buio, questa volta Dracula è ancora più reale e coinvolgente. L’emozione è straordinaria, e ti chiedi ancora una volta cosa potrebbero essere queste grandi opere se ci fosse l’orchestra dal vivo ad accompagnarle… Forse non reggeremmo alle emozioni…
In questo viaggio immaginato dalla Transilvania arriviamo a Parigi, e Il tempo delle cattedrali ci immerge in una voce che sembra aggiungere ogni volta qualcosa al tutto che già produce…
Poi Mi distruggerai… Eh sì, mi distruggerai davvero prima o poi…
Vittorio sembra avere una marcia in più, l’Arena deve avergli dato davvero carica. Sono abituata a non farmi aspettativa alcuna, perché tanto so che ogni volta riesce a stupirmi. Una volta di più ne ho conferma.
Poi Marco e la sua Corte dei Miracoli, così incredibilmente sua, con un quasi volo tra le nostre braccia, con tutto il gioco che questo ragazzone riesce a metterci dentro.
E per finire Bella con un Febo d’eccezione e siparietto iniziale. Direi che se l’è cavata bene…
Mi dispiace non avere sentito Chiara in questa seconda parte, limitata al piccolo intervento di Esmeralda nella Corte.
Stasera mi sono mancati due cantanti che arricchivano questo spettacolo
… Oramai sono affezionata a queste persone, e sono lì anche per loro... La faccina di Chiara diceva molto...
Ma è stato un bellissimo spettacolo, per tutto.
E per Vittorio, straordinario una volta di più.
Il giusto tributo di tanta gente attorno a lui, un saluto veloce e via verso il buffet.
Arrivederci a giovedì. Oramai ci si da’ l’appuntamento. Curioso…
lori
