CITAZIONE (Anly- @ 8/12/2007, 11:29)
- Le luci: Vitto-Dante dovrebbe essere più illuminato soprattutto quando si "immedesima" nel personaggio in scena (paolo e francesca, pier delle vigne, ugolino...).
Stop.
Condivido pienamente, a volte sembra che Dante quasi non ci sia, considerando chi è molto dietro, potrebbe quasi perdere questo effetto.
CITAZIONE (Andracass @ 8/12/2007, 11:34)
A parte il grifone (mi ostino a chiamarlo col suo nome) e le machere, a parte la proiezione di Caronte (che trovo ridondante, come hanno detto altri), a parte il 'retrogusto' gregoriano nei brani dell'inferno (che poteva essere ridotto o evitato), a parte i recitati che avrei reso recitativi e con un linguaggio più vicino al dantesco, non mi è piaciuto... Virgilio. Ebbene sì, proprio lui. Dal punto di vista scenico sta troppo attaccato a Dante, si avvicina troppo. Soprattutto guardando lo spettacolo da lontano ho trovato non efficaci due personaggi così attaccati e il resto del palco vuoto.
Condivido l'opinione sui recitati-vi, sono rimasta invece sorpresa riguardo a Virgilio. Infatti io avevo invece avuto l'impressione opposta e cioè che si allontanasse troppo. Rappresentando lui la ragione che guida Dante fuori dal viaggio infernale, mi sembrava che lasciasse il suo protetto troppo spesso solo nei momenti difficili! La prossima settimana farò più attenzione a questo aspetto.
CITAZIONE (franca @ 8/12/2007, 11:51)
Nella Divina Commedia l'ultimo canto è meno movimentato: niente preghiera in coro, niente minuetto.
L' orazione alla vergine la recita San Bernardo alla presenza di tutti i beati che alla fine, immobili, congiungono le mani in atto di preghiera assieme a Beatrice, che qui compare per l'ultima volta. Croce ha osservato che la scena delle anime beate con le mani congiunte e con al centro Dante pellegrino si configura come un immenso affresco giottesco.
La Madonna che tiene lo sguardo fisso verso San Bernardo, lo rivolge poi a Dio: non un sorriso, non una parola, non un cenno, solo l'intensità solenne di uno sguardo. Da questo momento in poi Dante cerca con parole poeticamente umane di riprodurre quello che ha visto e provato.
Naturalmente l'esigenza di spettacolarizzazione dell'episodio ha costretto a delle modifiche che secondo me impoveriscono la tensione emotiva del canto dantesco, in cui l'immobilità che sottolinea l'attimo di trasumanazione si scioglie alla fine nello sforzo di recuparare la memoria di un attimo che non può essere ricordato. Infatti il ricordo ripercorre essenzialmente la sfera emozionale coinvolta in qualcosa che si sottrae ad ogni possibilità di descrizione.
Le parole possono suggerire, alludere, ma uno spettacolo è per definizione descrittivo e in questo caso molto meno efficace.
franca
Bellissimo intervento, non ricordavo questo momento della Divina Commedia! E' vero infatti, verso la fine sembra quasi tutto più confuso e si perde la poesia che Dante ci ha voluto trasmettere.