| Dopo 6 anni ho rivisto Frollo, il prete innamorato. Quasi non ci credevo, eppure è accaduto. In quei (per me sempre) pochi minuti sul palcoscenico del nuovo teatro della mia città ho assistito ad una metamorfosi che ha dell'incredibile: Frollo, Scarpia, Dracula ed infine il Sommo Dante. Non ho parole per descrivere Vittorio ieri sera, è stato spettacolare, come sempre lui solo sa essere.
Per la prima volta ieri ho avuto l'occasione di entrare nel nuovo teatro cittadino, un'opera che attendevamo da più di 60 anni, da quando le bombe della Seconda Guerra distrussero quello precedente. E per 60 anni il vuoto, eccezion fatta di quell'autentico gioiello del Teatro Olimpico di Vicenza. Fino allo scorso anno. Il risultato, apprezzabile o meno, se non altro c'è: finalmente abbiamo una stagione teatrale, anche se mi auguro che presto essa migliori soprattutto nella gestione.
Il profumo di nuovo mi avvolge appena entro. E l'emozione è accresciuta dal fatto che non è uno spettacolo qualunque quello a cui assisterò: c'è Vittorio, per cui ogni spettacolo si trasforma in evento. Tralascio il primo atto, interamente dedicato a Giulietta e Romeo, ma con un Pasol fantastico, specie perchè non avevo mai avuto l'occasione di sentirlo cantare e finalmente ora sono esaudita.
Infine: Vittorio. Frollo: mi distruggerai. Non ha l'abito di scena, eppure è proprio il prete, con i capelli più lunghi, ma con le medesime intensissime espressioni di rabbia, di dolore, con quel tormento delle mani che esternano il tormento di un'anima in pena che non trova via di scampo. Mi mancava. Bella: LA canzone di NdP. Ed ancora lo sguardo severo e doloroso dell'arcidiacono, mentre la voce potente entra nell'anima e la scuote.
Compare la chitarrina: Scarpia. La pazzia, la follia in persona. E Vittorio di nuovo non è più lui. Tra un intermezzo e l'altro con la presentatrice Vittorio riesce a mutar espressione in un nanosecondo ed io nuovamente mi ritrovo a bocca aperta a pensare "ma come fa?".
Il Conte: che dire su di lui che non sia stato già detto. Quando parte la musica di Dracula il volto di Vittorio fa paura, per l'intensità dell'espressione. A lui non occorrono nè mantello nè trucco: Vittorio possiede quell'arte pura di sapersi calare in un personaggio in un istante senza bisogno di aiuti esteriori, ma con tutta la grandezza del suo essere. Quell'Io ti troverò è di una potenza incredibile: tutto il teatro ne è avvolto ed io quasi non respiro perchè nessuna nota vada perduta.
Dante, il mio Dante, a cui sono affezionata all'ennesima potenza. Vittorio scherza con la presentatrice e poi esclama "ora mi trasformo, eh!" e parte la musica della Divina Commedia. E si trasforma sul serio. Nel mezzo del cammin di nostra vita....rivedo il Poeta, rivedo l'angoscia, rivedo la paura e lo smarrimento e mi lascio nuovamente trasportare da quelle note che mi incantano. I vicentini forse non capiscono e mi dispiace: non si rendono nemmeno conto di chi sta su quel palcoscenico.
L'applauso arriva comunque, scrosciante ed io gongolo al pensiero che la DCO, anche se solo per un pezzettino, sia giunta nella mia città e mi rendo conto che mi manca terribilmente. Per fortuna non manca molto a Milano. Scusate la lunghezza del resoconto che, come sempre, non rende se non in minima parte le emozioni provate.
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