Eccola: questa foto per me rappresenta lo stage, perché è stato il momento più bello, più intenso, ed ha racchiuso tanto di questo Vittorio che da anni seguo con interesse, passione ed affetto. In questo momento Vittorio stava aiutando l'esecuzione di "Magari", ponendosi come il compagno desiderato a cui il testo della canzone fa riferimento. Vittorio ha improvvisato un piccolo teatro, dove la scena si svolge in casa, fra le azioni quotidiane: la richiesta di un caffè, lui seduto di spalle davanti al televisore, lui che non può sentire la canzone e ha uno sguardo passivo: l'azione è ovviamente spostata sul cantante. Io ho visto tutta la scena, la casa, la luce del televisore che illuminava parzialmente il suo viso, la divisione fra due stanze, l'ho visto estraneo al testo, perché 'lui' non poteva sentirlo, mentre la canzone esplodeva nel teatro che ha fatto da cornice allo stage: e non c'era nulla. Mi ha colpito più di quanto immaginassi la capacità di comunicare di Vittorio: davvero non ha fatto molto, solo qualche movimento pressoché svogliato, ma era tutto ben visibile agli occhi di tutti, o almeno dei miei. Ho riscoperto il Vittorio attore che per qualche momento ha preso il posto del cantante, che per me ha sempre avuto una certa precedenza. Mi ha sorpreso e ho desiderato che ripetessero la scena, anzi, che recitasse ancora. Ho pensato a quanto renderebbe se potesse cimentarsi nella realizzazione di video musicali, come regista e come interprete. Ha avuto così tante idee, estemporanee, realizzate magari interrompendo un'esibizione, altre volte attendendo la fine perché "era troppo bella per fermarla", per riproporla da capo, o infine arricchendo l'effetto con delle improvvisazioni, come ne "La sirenetta": la costruzione del pezzo mano a mano che andava avanti è stato bello come realizzazione complessiva, ma è stato un puro spettacolo vederlo costruire sul momento, secondo dopo secondo, con l'esplosione di una sirenetta talmente carica e coinvolta al termine da non sapere dove scaricare tutta quell'energia accumulata: le rimarrà addosso per mesi. Sono rimasta incantata dalla potenza nella recitazione di "Un prete innamorato", dove, ponendo l'accento nei punti giusti, il significato è anche più incisivo e diretto del testo cantato: anche qui un Vittorio attore che non mi ha fatto mancare il cantante.
E' stato molto bello vederlo esibirsi come spalla in "Parlami di Firenze" due volte, presentando un Frollo carico e potente con un Gringoire già sicuro della parte, e un Frollo totalmente diverso con un ragazzo invece alle prime armi, dove in scena c'era un prete così raccolto e disponibile, senza perdere però la posizione di superiorità propria di questo personaggio.
E' stato molto comprensivo e incoraggiante, se non stimolante, per questi 30 ragazzi che si sono esibiti, senza entrare nella correzione pura, che il tempo non permetteva di fare, ma suggerendo dove, da soli, dovranno correggere e approfondire un aspetto del proprio modo di cantare ed esibirsi. Il primo giorno si è soffermato invece molto sull'interpretazione corporea, ed effettivamente si riscontra una certa 'omogeneità' nei movimenti, soprattutto delle braccia, di chi canta concentrandosi solo sulla voce. Mi sono trovata a commentare mentalmente alcuni aspetti delle esibizioni, e vederli poi tradurre con le stesse parole da Vittorio è stato un segno che ha incoraggiato la mia scarsa conoscenza musicale: ciò che vede chi non capisce nulla nel campo spesso coincide con le reali difficoltà o punti di forza di un'esibizione...rincuorante. Si è concentrato sul singolo interprete sul palco, era per tutti gli altri quando questo scendeva, ha accolto le richieste di esibizioni sue da parte degli stagisti...perché questo Frollo ha fatto davvero una strage.
Ho osservato tutto da fuori, non ero partecipante e non intendevo esserlo, ero lì come amante del teatro e di quest'uomo in particolare. Ho seguito con interesse e molta curiosità quello che ha detto e come ha portato avanti lo stage, a mio giudizio un buon modo di condurlo, non ho condiviso un paio di osservazioni, ma è questione di punti di vista, anche se non mi sarebbe dispiaciuto riprendere il discorso e confrontare le mie idee con le sue al termine dello stage. Ma ho visto e toccato con mano alcune importanti riflessioni e modi di porsi di fronte al teatro propri di Vittorio, e non solo mi sono piaciuti molto, davvero più di quanto possa esprimere ora come ora, ma mi hanno permesso di comprendere meglio il suo lavoro, sapendo il ragionamento che c'è dietro. Mi è quasi sembrato che Vittorio aprisse il libro delle sue interpretazioni e ci leggesse e interpretasse se stesso, attraverso il suo modo di insegnare: un pò dell'uomo dietro l'artista.
Una delle cose che ho apprezzato di più è stata la scelta del luogo: finora avevo assistito a stage solo all'interno di palestre, mentre all'interno di un teatro c'è davvero tutta un'altra atmosfera...oltre ad una migliore visibilità.
Shyan